DUE CLASSICHE HIT DI NATALE, 7 CONSIGLI E UN REGALO 

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Quante volte hai sentito Last Christmas degli Wham! scampanellare fuori dagli altoparlanti di un supermercato o dalle casse della tua autoradio? Che piaccia oppure no, ogni inverno – da quasi quarant’anni – il tormentone di George Michael ci invita a dare il nostro cuore a qualcuno di davvero speciale… Se pensi che sia un prodotto architettato da qualche diabolica mente commerciale, ti sbagli di grosso: Last Christmas è stata una genuina produzione DIY e proprio per questo ho pensato di cogliere l’occasione per estrarre dalla sua storia quattro consigli – o buone pratiche – esemplari.

  1. Le tecnologie all’ultimo grido non sono essenziali per creare un successo

Last Christmas è stata incisa agli Advision Studio, culla di alcune fatiche discografiche di Queen, David Bowie, Soft Machine e Yardbirds; sfortunatamente, al tempo di George Michael i fasti dello studio erano ormai sfioriti e avevano lasciato spazio alle polveri di una tecnologia rudimentale e datata. In questo scenario distante dall’avvenirismo, quattro soli elementi furono abbastanza per creare la magia: una Linn Drumm, un Roland Juno-60, degli sleigh bells e la voce di George Michael…

  1. L’ispirazione arriva in qualsiasi momento (e tu puoi aiutarla a crescere)

Il brano fu registrato a Londra… in Agosto! Per creare la giusta atmosfera, un assistente decorò la sala d’incisione con luci natalizie e festoni: se è vero che l’ispirazione arriva in qualsiasi momento, anche l’ambiente di lavoro può essere un fattore importante per aiutarci tradurre le nostre sensazioni in emozioni condivise. Aiutare l’ispirazione a germogliare è sempre una buona idea.

  1. Non serve essere Mozart…

Quando ha prodotto e suonato ogni strumento della traccia, George Michael aveva 21 anni e nessun tipo di istruzione musicale. A detta di Chris Porter – il suo tecnico del suono – nonostante la sua formale incompetenza, George volle fare tutto da sé, a costo di suonare le tastiere con due o tre dita per volta. Un processo laborioso che però diede i suoi frutti…

  1. …Ma serve il talento di un prestigiatore

Uno dei segreti di un buon prestigiatore è la capacità di manipolare le attenzioni del pubblico: dopo aver dirottato gli sguardi lontano dalla sua macchinazione, il “mago” riesce ad attuare i suoi trucchi – in segreto – e a dare vita alla “magia”. George Michael è stato un ottimo prestigiatore: spostò il focus dell’ascoltatore sulla sua voce, allontanando l’attenzione da una trama sonora sin troppo semplice. In questo modo, la base un po’ naive perse d’importanza, divenendo un mero appoggio per la voce che tutti noi ricordiamo a memoria.
Last Christmas fu promossa nel dicembre del 1984 e tutte le royalties furono donate a Band Aid; il generoso atto di beneficenza ci porta dritti dritti a un altro tormentone che ci piacerebbe sentire più spesso tra le corsie del supermercato: Christmas in Hollis dei RUN DMC. Pubblicato nel 1987, fu incluso nell’album A very Special Christmas i cui proventi furono devoluti a favore delle Special Olympics. Che consigli possiamo trarre da questa hit? La storia insegna che:

  1. Non dobbiamo mai essere troppo giudicanti: non tutte le strade sono sbagliate

“Nope. We’re not doing it. That’s what they try to do to hip-hop…” così rispose Darry DMC Daniels quando gli fu proposto di partecipare a una compilation di brani di natale che includeva artisti davvero distanti dalla scena hip-hop, come Bruce Springsteen e Whitney Houston. Un brano natalizio avrebbe potuto annientare la street credibility del trio… L’occasione in realtà si rivelò magica: partecipando a quella release, i RUN DMC diedero vita al secondo brano hip hop natalizio della storia e riuscirono persino a mettere sul tavolo delle nuove tecniche di scratching e sampling che saranno poi fondamentali nel successivo Tougher Than Leather.

  1. Lasciarsi contaminare può essere decisivo

La traccia da cui venne estratto il beat fu scelta da Bill Adler, giornalista specializzato in hip-hop e storico amico del trio assoldato come publicist: grazie al consiglio di Adler, “Back Door Santa” di Clarence George Carter (1968) fu data in pasto a Jay che rimise mano al beat scolpendo la versione che oggi conosciamo.

  1. Keep it real

I tre ragazzi di Hollis, Queens, rifletterono a lungo prima di scrivere i testi e decisero di andare controcorrente. Spiega DMC: “Penso che il motivo per cui resiste alla prova del tempo sia che i miei versi sono così reali… Ogni altra canzone di Natale è frutto della fantasia: la mia storia è ciò che è realmente accaduto nella vita reale, riguarda le persone reali e come sono cresciuto da bambino. È così: reale”. 

Per queste feste ho creato Chilling and coolin’ just like a snowman [stream o download], un mixato in due parti da ascoltare davanti al caminetto.

Ho creato anche la Spotify playlist Chilling and coolin’ just like a snowman con i brani originali che ho usato.

Come direbbero i ragazzi di Hollis:

So open your eyes, lend us an ear
We want to say Merry Christmas and Happy New Year!

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